di Sirio Dupont (Consigliere del Consiglio Direttivo ABCD, Professore associato di Istologia e Embriologia presso l’Università di Padova).
L’Associazione di Biologia Cellulare e del Differenziamento ABCD raccoglie gli scienziati che lavorano in istituzioni scientifiche italiane pubbliche e private, e che si occupano di ricerca nei campi della biologia cellulare (come funziona una cellula), molecolare (come funzionano le singole molecole, e in particolare le «molecole dell’informazione» come il DNA) e del differenziamento (come funziona lo sviluppo embrionale, la crescita e il mantenimento dell’organismo).
Alla base delle malattie genetiche, neurodegenerative, metaboliche e cancro.
La comprensione di tali processi ha un valore intrinseco in termini di aumento della conoscenza scientifica (la cosiddetta ricerca «di base»), ma è anche fondamentale per capire il funzionamento normale dei tessuti e, per confronto, il loro malfunzionamento nella malattia. Questo vale ad esempio per le malattie genetiche, le malattie neurodegenerative, le malattie metaboliche e il cancro. Capire le basi cellulari e molecolari della patologia è essenziale per poter poi sviluppare approcci di cura, siano essi di tipo farmacologico, genetico (come la correzione di mutazioni genetiche) e/o cellulare (basati sul trapianto di popolazioni cellulari). In questo la ricerca italiana si pone all’avanguardia nel mondo, annoverando le prime applicazioni di terapia genica e rigenerativa mai applicate nell’uomo.
Apparentemente senza applicazioni: perché invece è preziosa la ricerca di base.
La ricerca di base equivale a esplorare un nuovo territorio senza avere una mappa: si sa da dove si parte ma non dove si arriva. Molte scoperte «di base» hanno portato ad applicazioni biotecnologiche rivoluzionarie in ambiti completamente diversi, e imprevedibili in partenza. Per esempio, la scoperta del sistema CRISPR, una sorta di «forbice molecolare» in grado di modificare il DNA in maniera estremamente specifica, è iniziata studiando le infezioni virali di alcuni batteri.
Questo ha poi permesso lo sviluppo di una serie di «strumenti» molecolari impensabili anche solo dieci anni fa, che hanno meritato il Premio Nobel, e che sono utili alla ricerca, alla diagnosi molecolare e agli approcci di terapia genica. Un altro esempio è l’incessante sviluppo di sistemi avanzati per osservare i tessuti, le cellule e le molecole con sempre maggiore dettaglio, che hanno enormi ricadute nel campo della diagnostica per immagini utilizzata comunemente sui pazienti.
L’obiettivo di ABCD è quello di promuovere le interazioni tra i ricercatori organizzando congressi nazionali, gruppi di studio su specifiche tematiche scientifiche, e favorendo lo scambio di informazioni all’interno e all’esterno della comunità scientifica. In particolare, ABCD ritiene fondamentale la formazione dei giovani ricercatori, favorendo la loro partecipazione a congressi nazionali ed internazionali, dando loro la possibilità di organizzare in autonomia un congresso nazionale “giovani”, e promuovendo la conoscenza e osservanza delle responsabilità etiche e sociali di uno scienziato all’interno della comunità scientifica e della società intera.
Negli anni ABCD ha visto crescere il numero dei propri associati, raggiungendo una notevole partecipazione al congresso plenario che si tiene ogni due anni, superiore alle 400 persone. Nelle ultime due edizioni tale evento ha anche avuto l’onore di ospitare quattro Premi Nobel e numerosi scienziati che operano nei maggiori istituti internazionali di ricerca.
Così la scienza (negletta) crea ricchezza e benessere.
ABCD, assieme alle altre associazioni scientifiche, si pone infine l’obiettivo di informare il pubblico sull’avanzamento scientifico e sul valore dell’approccio scientifico per la società più in generale. Viviamo in un paese che dedica poche risorse alla cultura scientifica. Questo è diventato drammaticamente evidente con l’arrivo della pandemia COVID-19, che ha messo a nudo la limitata capacità della maggior parte della popolazione di capire e interpretare i dati dell’epidemia o dei nuovi vaccini.
Similmente, viene spesso sottovalutata l’importanza e le ricadute anche economiche della ricerca, che in Italia è cronicamente sotto-finanziata (comprese la recentissima bocciatura del «Piano Amaldi» per l’aumento del finanziamento alla ricerca, e il silenzio a riguardo della proposta di defiscalizzare le spese e le donazioni per la ricerca).
Come risultato, produciamo ottimi giovani scienziati ma poi questi vanno a lavorare (e produrre) all’estero. Nell’ultima tornata di progetti ERC, tra i più prestigiosi e ricchi finanziamenti alla ricerca in Europa, 47 italiani ne hanno ottenuto uno, primi rispetto alle altre nazioni, ma tristemente solo 17 di questi lavorano in Italia.
Le trappole mentali che ingannano chi non crede nella scienza.
Qualche ulteriore spunto di riflessione e discussione su tematiche scientifiche di interesse molto generale:
1) La ricerca sugli animali.
Fare solo ricerca su cellule in vitro, come alcuni propongono, sarebbe l’equivalente di allenare una squadra tenendo i giocatori sempre da soli. La preparazione atletica di ogni giocatore è necessaria, così come gli scienziati svolgono anni di ricerca in vitro. Cosa succederebbe però se mandassimo questi giocatori, senza altro allenamento e senza aver mai visto i propri compagni di squadra, a giocare una partita vera? In maniera simile, a volte gli scienziati hanno bisogno di verificare se i risultati ottenuti in vitro sono validi anche nell’organismo in toto.
La ricerca animale viene autorizzata solo nei casi in cui è necessaria, e in cui non esistano valide alternative. Su questo vigilano prima i comitati etici dei singoli istituti di ricerca, e quindi il Ministero della Salute. Tutte le procedure sperimentali devono essere concepite e ottimizzate in modo da ridurre al minimo il numero di animali e ogni possibile sofferenza.
Il Parlamento sta rimandando da ormai troppo tempo la revisione del DL 26/2014 sulla sperimentazione animale che, se non verrà cambiato, renderà impossibile la ricerca scientifica e medica in Italia.
2) Le vaccinazioni.
Qualunque procedura medica comporta un rischio di reazioni avverse (RA) associate alla procedura stessa. I numeri dell’OMS indicano che i vaccini hanno una frequenza di RA che nel peggiore dei casi è di 1 su 50.000 (0,02%) dei vaccinati. Questa frequenza è del tutto simile a quella dei morti all’anno causati da incidente stradale, mentre la frequenza di RA in seguito a ricovero ospedaliero (ma non dovute alla patologia che ha portato al ricovero) si aggira intorno al 5% – 250 volte superiore. Stando ai numeri, quindi, chi sceglie di non vaccinarsi dovrebbe anche scegliere di non usare l’auto, e dovrebbe evitare soprattutto di farsi curare in ospedale quando sta male.
Va ricordato che la somministrazione vaccinale avviene sotto sorveglianza sanitaria, permettendo l’immediato intervento dei medici in caso di RA. Inoltre, la vaccinazione non protegge solo chi la riceve, ma riduce il rischio di infezione per il resto della popolazione e in particolare per i neonati o per chi è immunodepresso (l’effetto gregge).
3) I vaccini di nuova generazione basati su «geni».
Questi vaccini utilizzano una «versione» dei geni che viene introdotta in maniera transitoria nelle cellule di chi viene vaccinato, ma che viene eliminata rapidamente dalle cellule stesse e che in nessun modo potrebbe integrarsi stabilmente nel genoma. Questo tempo è però sufficiente a «insegnare» al sistema immunitario del paziente a riconoscere le proteine virali codificate da questi «geni», in modo da difenderci in caso di infezione.