di Fiorella Lo Schiavo (Società Italiana Biologia Vegetale) e Alessandro Vitale (Società Italiana di Genetica Agraria).
Naturale, riconoscibile, sicuro, sostenibile, coesistente. Queste parole chiave ci possono aiutare a comprendere le difficoltà delle decisioni che l’Unione Europea deve prendere riguardo le nuove tecniche genomiche (NGT) applicate alle piante agrarie (denominate anche New breeding techniques o NBT, e in Italia Tecniche di evoluzione assistita, TEA).
L’evoluzione delle tecniche di genetica molecolare impone di cambiare le norme
Attualmente, le piante ottenute mediante NGT sono considerate OGM e dunque soggette alla Direttiva 2001/18/EC e tutte le legislazioni basate su essa. Lo scorso ottobre, la Commissione UE ha presentato un’iniziativa per giungere a una proposta di aggiornamento di una legislazione da considerarsi ormai superata dagli avanzamenti tecnologici degli ultimi vent’anni. In accordo con quanto sostiene da anni il mondo scientifico, nella sua Valutazione d’impatto iniziale (Inception impact assessment), la Commissione osserva che l’attuale quadro normativo contiene «incertezze legali che si sono aggravate a seguito degli sviluppi delle biotecnologie. Certi termini e nozioni rilevanti della legislazione […] non sono chiari o sono indefiniti». «La principale causa di tali problemi è che la legislazione corrente è basata su tecniche/metodi biotecnologici noti alla fine degli anni ’90. Ciò rende difficile tenere il passo con la rapida evoluzione nel campo delle NGT».
La Commissione sottolinea che alcune NGT sono utilizzabili «per produrre alterazioni nel materiale genetico che possono anche essere ottenute a seguito di mutazioni naturali e tecnologie tradizionali di miglioramento genetico», e dunque «le attuali regole di vigilanza e controllo non sono adatte ai diversi profili di rischio, e in certi casi sono sproporzionate o inadeguate», e «può essere difficile o impossibile differenziare tali piante da quelle ottenute con miglioramento genetico tradizionale tramite incroci. Ciò ostacolerà il sistema agro-alimentare e il lavoro delle autorità di controllo, con impatti negativi sull’innovazione e il commercio», poiché «le piante ottenute mediante NGT possono contribuire agli obiettivi dello European Green Deal, in particolare alle Strategie Farm to Fork e Biodiversity, e agli obiettivi ONU Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile».
La Commissione ha aperto una consultazione pubblica su questo studio, per far sì che tutti i cittadini europei, le istituzioni e gli organismi coinvolti potessero esprime il proprio parere. La consultazione ha visto una larga partecipazione, e i pareri raccolti sono in corso di valutazione. Nel frattempo, il 29 novembre scorso la Commissione ha organizzato un evento di discussione dal titolo New genomic techniques – the way forward for safe and sustainable innovation in the agri-food sector | European Commission (europa.eu).
La Commissione Europea è a favore delle NBT ma il mondo dell’agricoltura biologica è contrario
L’evento è stato diviso fra tre gruppi che hanno analizzato e discusso, anche con il pubblico, i prodotti di NGT dal punto di vista di sostenibilità, valutazione del rischio, e tracciabilità/etichettatura. Poiché la domanda cruciale è se l’attuale quadro normativo sia adatto o meno a valutare e la coltivazione delle piante prodotte con NGT e gli alimenti da esse derivate, la giornata ha chiarito ancora una volta che la principale opposizione alle NGT viene dall’agricoltura biologica e svariate organizzazioni che la considerano di fatto come l’unico futuro sostenibile per l’agricoltura EU.
La Commissione auspica la coesistenza delle varie pratiche agricole per migliorare qualità e produttività in modo sostenibile, considerando anche le pressioni dovute al continuo aumento della popolazione e ai cambiamenti climatici. Il problema è complesso poiché la sostenibilità dipende da molte variabili non facili da misurare, il cui peso specifico in ogni pratica agricola è particolarmente difficoltoso da quantificare. Tutti gli approcci basati su solide basi ed evidenze scientifiche devono essere consentiti senza pregiudizi ideologici, questa è la posizione ribadita dal Vicepresidente Esecutivo per il Green Deal della Commissione EU, e sembrerebbe la risposta più logica.
Tuttavia, il Presidente europeo della Federazione delle associazioni del biologico (IFOAM Organics) e la Segretaria Generale della European Non-GMO Industry Association hanno escluso tassativamente ogni possibile adozione di tecnologie NGT da parte dell’agricoltura biologica, hanno espresso forti dubbi sulla possibilità di coesistenza sul territorio con coltivazioni NGT e ribadito la forte opposizione a ogni modifica della legislazione vigente e separazione di regolamentazioni fra OGM e NGT.
Il tentativo irrazionale di demonizzare le nuove tecniche genomiche
I dibattiti sulla valutazione dei rischi e tracciabilità hanno mostrato chiaramente l’inadeguatezza dell’attuale regolamentazione. Alcune piante ottenute con le NGT sono indistinguibili da piante che possono essere ottenute – molto più lentamente e con dispendio di energia, tempo e risorse economiche – con tecniche di miglioramento classico per incrocio o trovate casualmente in natura. Quindi, si potrebbe arrivare al paradosso che due prodotti identici seguirebbero due regolamentazioni diverse. Il Direttore Esecutivo di EFSA ha infatti spiegato che dopo diversi anni di valutazione dei rischi, l’Agenzia ha concluso che per tali prodotti NGT il rischio è ovviamente lo stesso di quello connesso alle tradizionali tecniche di incrocio e selezione, e dunque per esse andrebbe sostanzialmente ridotta la richiesta di informazioni rispetto a quella stabilita per le piante OGM.
Il Direttore del Joint Research Centre della Commissione EU, che si occupa di stabilire l’adeguatezza dei metodi di tracciabilità e della eventuale etichettatura, ha ribadito che la tracciabilità non è possibile per le varietà NGT che riproducono mutazioni trovate in specie affini selvatiche o varietà della stessa specie, così come è impossibile quantificarne l’eventuale presenza in prodotti commerciali. Nonostante queste evidenze, gli oppositori hanno insistito nel figurare gravi rischi dovuti dall’adozione di ogni qualsiasi pianta NGT indipendentemente dalle specifiche mutazioni introdotte, sulla falsariga delle loro posizioni riguardo gli OGM, e a richiedere protocolli di tracciabilità.
Riguardo l’etichettatura, che dovrebbe avere lo scopo di mettere i cittadini nelle condizioni di fare una scelta libera e consapevole dei prodotti alimentari, gli oppositori alle NGT richiedono di etichettare come “nuovi OGM” tutti i prodotti NGT e di introdurre anche una etichettatura di sostenibilità. È evidente lo scopo di associare la percezione storicamente negativa del termine OGM anche alle NGT e di avvallare la mai provata superiore sostenibilità – vista la complessità di tali misurazioni – di tutti i prodotti dell’agricoltura biologica rispetto a ogni altro prodotto.
La speranza di una politica basata su scienza e ragione
L’aspetto positivo di questo dibattito è la consapevolezza della Commissione che le NGT devono essere introdotte e regolamentate in Europa in modo opportuno, non solo perché le politiche non possono negare le evidenze scientifiche, ma anche perché i Paesi extra-UE che hanno importanti produzioni agricole hanno adottato o stanno per adottare dei quadri legislativi per favorire anziché ostacolare l’utilizzo di NGT in agricoltura. L’aspetto meno positivo è che nel dibattito viene data pari dignità a una politica che tiene conto delle conoscenze scientifiche e a una basata su pregiudizi politici pseudoscientifici.
Il Ministro dell’agricoltura francese ha giustamente sottolineato come sia «necessario rimettere scienza e ragione al centro dei nostri dibattiti politici», e il rappresentante dell’Organizzazione europea dei produttori di sementi (Euroseeds) ha ribadito che la paura che avvenga una completa deregolamentazione delle NGT è infondata, in quanto «tutte le migliaia di varietà coltivate in Europa sono regolamentate». Si tratta di regolamentare in modo appropriato e ragionevole. L’Unione Europea si trova nel paradossale bivio fra una politica basata sulla scienza e una pseudoscienza basata sulla politica.