Nella notte del 20 giugno un atto vandalico ha distrutto il campo in cui da circa un mese era iniziata la sperimentazione in campo di una varietà di riso cui la mutazione mirata di tre geni conferisce resistenza ad una grave malattia fungina, il brusone. Le mutazioni erano state ottenute tramite le nuove tecnologie di evoluzione assistita (TEA), le quali fanno parte delle nuove tecniche genomiche (new genomic techniques, NGT). La sperimentazione che era in atto è innanzitutto un successo della scienza italiana (specificatamente del gruppo di ricerca di Fabio Fornara e Vittoria Brambilla all’Università degli Studi di Milano), ma anche un risultato dell’opera di costante informazione rigorosa riguardo un approccio razionale, scientificamente rigoroso e non ideologico all’applicazione delle innovazioni genetiche all’agricoltura, fatta da anni dalle Società e Federazioni scientifiche italiane presso cittadini e istituzioni. Questa attività ha ottenuto un primo importante risultato contribuendo all’approvazione pressoché unanime di una norma specifica all’interno del Decreto Legge Siccità del maggio 2023, per facilitare la sperimentazione in campo delle piante prodotte con le TEA.
Nell’esprimere la nostra ferma condanna per l’atto vandalico che ancora una volta, come già avvenuto in passato, cerca di intimidire il progresso scientifico in agricoltura distruggendo il lavoro di scienziati di istituzioni pubbliche, ci preme qui fornire alcune informazioni su cosa siano le NGT e fare il punto su come si stia sviluppando nell’Unione Europea (UE) il dibattito riguardo la loro regolamentazione.
Le NGT permettono di ottenere nelle piante mutazioni mirate dei geni, del tutto simili a quelle che possono avvenire spontaneamente in natura, e di introdurre geni utili per la qualità e sostenibilità delle piante coltivate, provenienti da piante della stessa specie o da parenti selvatici. Uno degli obiettivi più interessanti è la reintroduzione, in varietà coltivate, di caratteristiche che nel corso dei secoli si sono perdute durante il miglioramento genetico, o addirittura all’epoca della domesticazione migliaia di anni fa. Modifiche di questo tipo potrebbero essere inserite anche con l’incrocio tradizionale, ma a prezzo di molti anni di lavoro, con risultati incerti e alterando in modo più esteso il genoma della nuova pianta.
In quanto prodotte con le tecnologie del DNA ricombinante, le piante NGT ricadono attualmente sotto la Direttiva dell’Unione Europea (UE) 2001/18 per gli organismi geneticamente modificati (OGM) e le legislazioni ad essa collegate. Le restrizioni imposte da questa Direttiva, già criticabili al momento dell’emanazione un quarto di secolo fa, sono diventate scientificamente e logicamente insostenibili man mano che si sono evolute le conoscenze di genetica e le nuove tecnologie su di essa basate, quali le NGT. L’UE è la principale esportatrice mondiale di sementi, e la capacità di utilizzare tecnologie innovative è necessaria per mantenere la competitività globale. A questo proposito, tutti i grandi Paesi con i quali l’agricoltura UE compete per qualità e quantità hanno da tempo adottato per le piante NGT regolamentazioni molto meno restrittive della nostra vecchia Direttiva.
Per rispondere a queste esigenze, il 5 luglio 2023 la Commissione UE ha proposto una regolamentazione specifica per le piante NGT. Il processo decisionale dell’UE comporta che sia il Parlamento (il quale rappresenta il popolo dell’Unione) sia il Consiglio (che rappresenta i governi dei Paesi membri) esaminino indipendentemente le proposte della Commissione, possano proporre i propri emendamenti, e infine si confrontino tra loro per giungere a un documento comune condiviso da votare in Parlamento per l’approvazione finale.
Con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni, il 7 febbraio 2024 il Parlamento UE ha approvato, con alcune importanti modifiche positive, la proposta della Commissione. Questo testo rappresenta un passo storico nella direzione auspicata per decenni da parte della stragrande maggioranza delle organizzazioni scientifiche europee, perché propone una regolamentazione delle piante ottenute con le biotecnologie genetiche basata sulle caratteristiche effettive delle piante e non sulle tecniche utilizzate per la loro produzione.
Come scritto nel testo “La proposta rappresenta una semplificazione importante della procedura attuale di autorizzazione per quanto concerne le NGT, in particolare attraverso l’adeguamento della valutazione del rischio e la nuova procedura di verifica per i prodotti che soddisfano i criteri di equivalenza rispetto alle tecniche di selezione convenzionali, e dovrebbe portare a una notevole riduzione dei costi per gli sviluppatori e allo sviluppo accelerato di nuovi prodotti”. Le piante NGT che soddisfano questi criteri di equivalenza sono denominate nel testo “piante NGT di categoria 1”, e corrispondono alle piante TEA. La proposta stabilisce dunque che “Le norme che si applicano agli OGM nella legislazione dell’Unione non si applicano alle piante NGT di categoria 1”.
Il testo norma anche quelle che definisce “piante NGT di categoria 2”, aventi modifiche più estese che non rispettano i criteri di equivalenza e dunque continueranno ad essere regolamentate come OGM, ma secondo un criterio di proporzionalità avranno procedure di approvazione più rapide e meno costose rispetto a quelle stabilite dalla vecchia Direttiva, in modo anche da favorire le piccole e medie imprese del settore sementiero.
Un ulteriore aspetto positivo riguarda la previsione di un aggiornamento periodico del Regolamento riguardo l’equivalenza delle piante NGT di categoria 1 e il loro possibile uso in agricoltura biologica, in considerazione della rapidità nello sviluppo scientifico e dell’evoluzione dell’opinione dei produttori e dei cittadini in genere.
Nel Consiglio UE non si è invece raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per un accordo sugli emendamenti alla proposta della Commissione, malgrado gli sforzi delle delegazioni di Danimarca, Estonia, Finlandia, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Repubblica Ceca per giungere a un testo condiviso da portare al confronto con il Parlamento.
In questa situazione, con 336 voti favorevoli, 238 contrari e 41 astenuti, il 24 aprile 2024 il Parlamento ha confermato in via definitiva il proprio testo del 7 febbraio, concludendo il proprio contributo alla prima lettura della proposta. Va sottolineato che il mancato accordo in Consiglio riguarda più che altro questioni legate alla brevettabilità e all’etichettatura e non di carattere scientifico.
Dunque, in tempi ragionevoli il Parlamento è riuscito ad adempiere il suo compito, anche grazie allo stimolo della maggior parte delle organizzazioni scientifiche e delle associazioni di agricoltori europei che avvertono la necessità di sviluppare ed utilizzare varietà che possano adattarsi meglio ai cambiamenti climatici in corso.
Tuttavia, il Consiglio non ha colto questa urgenza. La Presidenza spagnola ha cercato invano di concludere la discussione su questo documento entro la fine dello scorso anno, in concomitanza con la scadenza del suo mandato. La successiva presidenza belga non è riuscita a trovare in tempo un accordo, forse portandosi troppo vicino alla fine della legislatura e alle date delle elezioni europee. Bisogna ora auspicare che nei prossimi mesi il Consiglio giunga ad una posizione condivisa da portare alla discussione con il nuovo Parlamento appena eletto, e che infine in seconda lettura vi sia un voto definitivo che non stravolga il buon testo già approvato il 24 aprile.
In questo contesto generale, l’apertura alla sperimentazione di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo è una buona notizia arrivata fortunatamente e finalmente dai legislatori italiani, dove sembra ci sia resi conto che l’eccessiva lentezza in un mondo in rapida evoluzione può essere molto rischiosa. Certo l’atto vandalico ha gelato quest’ottimismo, in modo analogo a quanto avvenuto a seguito di simili devastazioni contro le NGT già avvenute in altri Paesi. Ci auguriamo che la discussione futura possa proseguire senza atti violenti e con un confronto aperto e razionale, come quello che la comunità scientifica rappresentata dalle società aderenti alla FISV ha sempre cercato di portare avanti.