Di Silvia Ghirotto (Società Italiana di Biologia Evoluzionistica)
Il ricercatore svedese Svante Pääbo è stato insignito del Premio Nobel per medicina e fisiologia 2022 grazie alle “sue scoperte riguardanti i genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana”. È un risultato straordinario, che per la prima volta premia un biologo evoluzionista, padre della paleogenomica, che si è spinto dove si pensava nessuno potesse arrivare: sequenziare l’intero genoma di un ominide arcaico vissuto diverse decine di migliaia di anni fa, l’uomo di Neanderthal.
Il genoma di Neandertal, e il suo confronto con la variabilità genetica umana moderna, ha permesso di rivelare che nelle popolazioni moderne non Africane è presente DNA arcaico in una percentuale che varia dall’1 al 4 %, e che alcuni di questi geni possono essere stati fondamentali per la capacità della nostra specie di adattarsi a nuovi ambienti.
È grazie ai lavori di Pääbo, inoltre, che nel 2012 è stata scoperta una nuova specie umana arcaica, l’uomo di Denisova, di cui Pääbo ha sequenziato il genoma completo a partire da una falangetta del dito mignolo; la prima specie arcaica descritta dal punto di vista paleogenetico, prima che paleoantropologico. I meriti di Paabo nell’ambito dell’evoluzione umana sono enormi, e, combinati insieme ad altre importanti ricerche, hanno permesso di comprendere alcuni aspetti essenziali della nostra storia evolutiva con una risoluzione senza precedenti, che la nostra Società non può che celebrare.