Appello al governo per esentare dall’imposta IVA la ricerca scientifica.

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Come emerge dalla relazione del CNR sulla ricerca e l’innovazione in Italia 2019, sebbene gli investimenti in ricerca e sviluppo tra il 2000 ed il 2016 siano cresciuti dall’1 all’1,4% del PIL, gli stanziamenti pubblici per la ricerca nello stesso periodo sono diminuiti dall’1,4% all’1% della spesa pubblica. L’Italia infatti resta agli ultimi tra i Paesi industrializzati per gli investimenti in ricerca. Basta pensare che la spesa media per la ricerca in Europa è di circa il 2% del PIL. Nonostante i pochi fondi, dal 2000 al 2016 il contributo italiano alle pubblicazioni scientifiche è passato dal 3,2% al 4% della quota mondiale, raggiungendo la Francia. Un risultato ancora più apprezzabile se si pensa che i Paesi occidentali hanno visto la propria quota ridursi, con l’imporsi di Paesi emergenti, primo tra tutti la Cina.
La ricerca scientifica è un fattore fondamentale per aumentare la competitività dell’Italia. Nella legge di bilancio per il 2020, che ha iniziato il suo iter in Senato, c’è poco oltre all’istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca, un’iniziativa che non si vede come possa avere un effetto di rilancio senza che vi siano dei finanziamenti adeguati per sostenere la ricerca e l’innovazione scientifica del nostro Paese.
Per questo facciamo appello al Governo, affinché approvi una norma dall’impatto limitato sul bilancio dello Stato che però libererebbe importanti risorse per la ricerca scientifica: l’esenzione dall’IVA sulle forniture di reagenti e apparecchiature per la ricerca effettuata senza finalità di lucro, a partire dal settore biomedico.
Per cogliere appieno la condivisibilità di tale proposta, basti considerare che attualmente lo Stato richiede l’applicazione del 22% di IVA sulla compravendita di prodotti per la ricerca scientifica, anche per gli acquisti effettuati nell’ambito della ricerca finanziata con fondi pubblici da centri senza finalità di lucro, che per loro stessa natura non possono usufruire delle detrazioni sugli acquisti, di fatto depotenziando il finanziamento stesso che lo Stato eroga.
Inoltre, se si considera che attualmente si applica l’IVA sulla compravendita di forniture per la ricerca non profit anche nei casi, tipici della ricerca biomedica, in cui i fondi provengano da donazioni spontanee effettuate da cittadini che – spesso per dolorosi trascorsi – hanno sviluppato particolare sensibilità e vogliono dedicare le proprie risorse economiche al progresso della ricerca, si comprende ancor più come anche in questo caso sia poco appropriato che lo Stato trattenga parte di tali risorse.
A spingere in tale direzione si aggiunge un’altra forte ragione, quella della competitività con gli altri Paesi europei. Infatti non si applica l’imposta sul valore aggiunto su questa tipologia di forniture in Inghilterra e Svezia; in Germania sono esentati gli istituti di ricerca federali; in Spagna è previsto un meccanismo che restituisce a fine anno l’imposta versata; in Svizzera l’imposta è pari a solo il 7%.
Su questo tema, l’onorevole Riccardo Magi ha già preparato un emendamento aperto alla sottoscrizione trasversale di tutti i deputati, al fine di inserire la norma nella legge di conversione del decreto fiscale o nella legge di bilancio.
Incentivare la ricerca scientifica significa investire sul futuro e creare valore per il Paese e per i cittadini. Per questo auspichiamo che il Governo raccolga il nostro appello.

Scarica l’emendamento