19 maggio 2023
Il 19 maggio 1983, quarant’anni fa, con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale Nature dell’articolo “Expression of chimaeric genes transferred into plant cells using a Ti-plasmid-derived vector” (Nature 303, 209–213. 1983), inizia una nuova era per gli studi di base e applicati della genetica vegetale.
Per pura coincidenza, questo articolo è apparso a trent’anni di distanza da un altro articolo pubblicato sulla stessa rivista nel 1953 di Watson e Crick che rivelando la struttura del DNA ha rivoluzionato la nostra comprensione di meccanismi molecolari dell’ereditarietà dei geni inaugurando una nuova epoca negli studi della biologia degli organismi.
Con l’articolo del maggio 1983 a firma di L. Herrera-Estrella, A. Depicker, M. Van Montagu e J. Schell, tutti scienziati operanti in strutture di ricerca europee, ebbe inizio una vera rivoluzione basata sull’impiego di un batterio del terreno, l’Agrobacterium tumefaciens, che è naturalmente capace di trasferire parte del suo DNA, quindi alcuni geni, nel genoma di una pianta.
Grazie alle conoscenze sul DNA, questi ricercatori riuscirono a utilizzare questo batterio per trasferire nelle cellule di una pianta uno specifico gene. Da quelle cellule fu poi possibile ottenere piante complete, fertili, i cui semi portavano il gene trasferito grazie al batterio, che aveva quindi la funzione di vettore per il trasferimento di DNA.
Iniziava così l’era delle piante trasformate che potevano esprimere geni con funzioni utili per il miglioramento della produttività agricola, ma che potevano anche contribuire a comprendere la funzione dei geni trasferiti nelle piante.
Quegli esperimenti di quaranta anni fa hanno aperto la strada ad altre innovazioni e così oggi le piante TEA (tecnologie di evoluzione assistita) possono considerarsi l’evoluzione di quella ricerca pubblicata il 19 maggio 1983.
(*) Herrera-Estrella L., Depicker A., Van Montagu M., J. Schell. Expression of chimaeric genes transferred into plant cells using a Ti-plasmid-derived vector. Nature 303, 209–213 (1983). https://doi.org/10.1038/303209a0