Pubblichiamo di seguito l’articolo apparso sul quotidiano “Domani” il 29 marzo 2021 con il titolo “Così le lobby spingono l’Europa a deregolamentare gli ogm”.
All’articolo segue la lettera di commento pubblicata in risposta il 1° aprile 2021 e firmata da quattro membri di società scientifiche afferenti alla FISV: Fiorella Lo Schiavo, Fabio Nocito, Sabrina Sarrocco e Alessandro Vitale. In ultimo, la risposta del direttore di “Domani” Stefano Feltri.
29 marzo 2021
Così le lobby spingono l’Europa a deregolamentare gli ogm
Francesca De Benedetti – Roma
Nella cartella ci sono centinaia di documenti, sono le tracce del tentativo sempre più importante di pressione sull’Europa perchè deregolamentino gli organismi geneticamente modificati (ogm).
Nina Holland li condivide in anteprima con Domani, Der Spiegel e una selezione di giornalisti europei. «Dal 2015 faccio richiesta di accesso agli atti alle istituzione Ue. stavolta abbiamo chiesto le informazioni anche ai governi belga e olandese».
Ogni sei mesi Holland chiede e monitora. I documenti archiviati risalgono fino al 2012. Ognuno dei file è un frammento di attività lobbistica. Ed «è evidente che qualcosa negli ultimi tempi è cambiato: non solo la frequenza delle pressioni, ma il tipo di tattiche usate»
11 dossier
I “Crispr Files” del Corporate Europe Observatory, l’osservatorio per il quale Holland lavora, rivelano le pressioni di Usa, Canada, e soggetti non governativi che vanno da Bill Gates alle multinazionali
dell’agroindustria per la deregulation degli ogm. I principali argomenti usati da chi invoca questa deregolamentazione sono che le tecniche di modifica genetica di ultima generazione (tra le quali l’editing del genoma noto come “Crispr”) sono diverse dai “vecchi ogm” e che aiuteranno l’ambiente. Il primo argomento è stato smontato dalla Corre di giustizia europea nel 2018; quanto al secondo, a contestarlo sono gli ambientalisti, da Greenpeace ai Verdi. Eppure, il Consiglio europeo è riuscito a ottenere che Bruxelles riconsideri la cosa: lo studio della Commissione è atteso per fine aprile. Ceo ha deciso di rivelare i file perché, mentre le pressioni lobbistiche aumentano, un attore rimane fuori dal dibattito: l’opinione pubblica. Una direttiva europea da vent’anni tutela la salute e vigila sui «rischi dell’immissione nell’ambiente di organismi geneticamente modificati». L’ingresso di ogm nell’ambiente e nel mercato, non prescinde dall’attenta valutazione del rischio: un ogm va autorizzato, tracciato, segnalato in etichetta. La prudenza europea, maggiore rispetto agli Usa, è ribadita in almeno 50 voti dell’Europarlamento. L’ultimo è dell’11 marzo: un no all’importazione di mais e cotone ogm. Nel 2018 la Corte di giustizia Ue ha tolto ogni dubbio: gli ogm di nuova generazione — il genome editing “Crispr” – non possono sfuggire agli obblighi di valutazione del rischio e di trasparenza verso il consumatore. Dai file si vede che a metà 2019 la presidenza di turno finlandese dell’Ue ha chiesto di rivedere le regole per «essere competitivi». Il Consiglio europeo ha ottenuto che la Commissione si mettesse al lavoro per valutare le nuove tecnologie di modifica genetica. Bruxelles ha poi avviato uno studio i cui risultati sono attesi per fine aprile. Ma già due anni fa, senza che lo studio fosse neppure avviato, un documento dell’allora commissario all’Agricoltura Phil Hogan—un testo preparatorio a un incontro con una lobby—dava per assodato che «la direzione generale Salute della Commissione ha già preparato il terreno per scavalcare l’attuale legislazione sugli ogm e produrne una nuova sul gene editing». Si scopre cosi, dai file che nel 2019 il terreno por la deregulation era «già pronto». Eredità che Jean-Claudc Juncker ha lasciato a Ursula von der Leyen. Lo scorso febbraio Bruxelles ha avviato la consultazione per elaborare lo studio; di 94 organizzazioni invitate, più del 70 per cento rappresentavano gli interessi dell’agroindustria, meno di 12 erano ong.
Chi spinge per deregolamentare? Nei documenti della Commissione si trova la «strategia internazionale» degli Stati Uniti per «rimuovere le ingiustificate barriere commerciali ed espandere il mercato per i prodotti di agricoltura biotech». Nel 2019 in un bilaterale «gli Usa hanno accolto con favore la posizione del commissario Andriukairis» che aveva all’epoca la delega alla Salute e «ha invocato una nuova legislazione». Anche Canada e Argentina spingono.
Un dossier dei Verdi europei sul gene editing mostra che queste tecnologie sono in mano alle stesse multinazionali che già dominano il mercato agrochimico e ogm. Particolarmente arriva sui “Crispr” c’è Corteva ma anche Bayer-Monsanto, Basf e Syngenta. Il rischio, per i Verdi, è che la concentrazione di mercato aumenti: un prodotto biotech è soggetto a brevetto e il controllo del ventaglio di tecnologie è in mano a poche corporation.
Nuove tattiche
Risulta che la fondazione Gates abbia finanziato con un milione e mezzo di euro una task force che fa attività lobbistica per la deregulation. All’interno della cornice del think tank Re-lmagine Europa, questa Task force on sustainable agriculture and innavation è presieduta da un ex commissario Ue, Carlos Moedas. Quando, con Juncker presidente, aveva la delega alla Ricerca, già esprimeva posizioni pro ogm. Perché Gates investe nell’attività di influenza pro ogm in Europa? Nicoletta Dentico, autrice dì Ricchi e buoni?, parla dell’attivismo di Gates in Africa sugli ogm «Agra, creata dalle fondazioni Gates c Rockefeller, investe con zelo in progetti ogm. Nel 2011, 20 milioni per Golden Rice. In veste di benefattore, Gates mira a ridefinire il dibattito sugli ogm e organizza l’egemonia in campo agricolo». Agra dal 2019 ha una joint venture con Microsoft per l’agricoltura di precisione. C’è una filosofia comune che lega il Gates di ieri e oggi: prima che Linus Torvalds concepisse Linux e il software libero, Microsoft era il software proprietario, che dettava le condizioni (anche economiche) tramite la sua licenza. Un funzionamento simile ai brevetti degli ogm. L’istituto di biotecnologia fiammingo (Vib) è assai attivo sul fronte ogm lavora con Bayer, e ha sperimentato sul campo il mais ogm in Belgio, in segreto ma autorizzato dal governo, che è con l’Olanda tra i paesi che più spingono per “Crispr”. «Abbiamo già il sostegno scientifico», dice una mail sul gene editing spedita dai ministero della Salute belga a Vib. Lo scambio è fìtto, Vib punta a convincere quel governo e altri a deregolare. Crea una piattaforma, Eu-Sage. che riceve fondi da Gates e che dopo la sentenza del 2018 difende la deregulation dei nuovi ogm a nome «di più di 120 istituti di ricerca». La European plant Science organisation (Epso) pure spinge in tal senso a nome di «200 istituti». A volte sono singoli che usano il logo della loro istituzione. Tra i file c’è una lettera del rettore dell’Université libre de Bruxelles: lamenta «l’uso illegale e fuorviante del logo di Ulb» in un documento pro deregulation.
La cosa ancora più fuorviarne, per gli ambientalisti, è che le lobby usano come argomento il clima perché sanno che von der Leyen punta sul Green Deal: entro il 2030, un quarto delle coltivazioni dovrà essere biologico e l’uso dei pesticidi dimezzato. E allora adattano gli argomenti allo zeitgeist, lo spirito del tempo. «Adattare l’agricoltura al cambiamento climatico è imperativo, si legge in un documento per la deregulation inviato da Epso all’Ue. Gli ambientalisti sono in allerta. Martin Hausling, europarlamentare verde, dice che «se deregolamentiamo queste tecnologie, non sono più tracciabili, possono contaminare i campi vicini, e così si uccide il biologico», in questo settore l’Italia è leader europea. «Sarebbe folle deregolamentare le nuove tecnologie. Sempre di ogm si tratta, come dice la Corte» dice Federica Ferrario di Greenpeace. «La biodiversità che abbiamo in natura è la maggiore garanzi sul fronte ambientale: è così che l’ecosistema si adatta meglio ai cambiamenti climatici». I nuovi ogm presentano «i rischi dei vecchi: non possiamo controllarne gli effetti». In Usa nel 2019 la Fda ha analizzato i vitelli progettati senza corna per rendere più intensivi gli allevamenti: l’effetto non previsto era la resistenza agli antibiotici. In Italia decine di associazioni, tra cui Greenpeace, Wwf, Legambiente, Slow Food, Federbio Aiad, hanno dovuto unirsi in “Italia libera da ogm – vecchi e nuovi”. Anche da noi c’è stato un tentativo di deregolamentare. «C’erano riferimenti nei decreti Bellanova» dice Ferrario. «Dopo un Natale di lotte, sono stati tolti». Tutto finito?
No. A marzo Stefano Patuanelli, ottenuto da Draghi il portafoglio all’Agricoltura, ha detto: «Una ricerca forte è garanzia di sviluppo ora che genoma editing vede attori con potenzialità di investimenti miliardari».
1 aprile 2021
No alle multinazionali o no alla scienza?
Fiorella lo Schiavo, Fabio Nocito, Sabrina Sarrocco e Alessandro Vitale
Siamo scienziati che lavorano in università pubbliche e nel Cnr e aderiamo ad alcune società scientifiche che si occupano di piante e agricoltura.
Desideriamo esprimerle il nostro stupore e disappunto nel leggere l’articolo del 29 marzo di Francesca De Benedetti Così le lobby spingono l’Europa a deregolamentare gli ogm.
il suo giornale, che ci aveva attratti per l’attitudine ad affrontare temi usando un metodo razionale poggiato su solidi dati, cade nella trappola di presentare temi molto importanti in maniera antiscientifica, riportando lo sviluppo futuro dell’agricoltura come una lotta fra le multinazionali cattive e le ong buone che si battono per la libertà. In realtà, le tecnologie di editing genomico, premiate nel 2020 con il Nobel, sono nate in laboratori di ricerca pubblici, dove tuttora trovano valide e razionali applicazioni. L’articolo ignora che da molti anni chi si batte apertamente sui temi razionali affinchè queste tecnologie non vengano proibite sono soprattutto le accademie e società scientifiche, le quali raggruppano la grandissima maggioranza degli scienziati europei esperti di piante e agricoltura.
Questo è anche richiesto dall’Efsa e dal gruppo di consulenti scientifici della Commissione Eu, che non c’entrano nulla con le lobby delle multinazionali. l’uso del termine “deregolamentazione” è fuorviante.
tutte le varietà coltivate sono regolamentate, gli scienziati chiedono solo che le piante prodotte con genome editing non siano soggette a una discriminazione puramente ideologica rispetto alle altre piante. ogni varietà dovrebbe essere trattata per quello che è e per come viene utilizzata, non per come è nata.
È ovvio che esistano imprese agroalimentari gradi e piccole molto interessate allo sviluppo del genome editing, così come ci sono interessi economici e imprese grandi e piccole che vogliono ostacolarlo perchè lo considerano una minaccia per una supposta purezza che non deve essere contaminata dai supposti “diversi”.
Queste lobby additano da decenni come servi delle demoniache multinazionali i ricercatori che lavorano nelle università e istituzioni pubbliche italiane per fornire conoscenze e strumenti al miglioramento e la sostenibilità delle coltivazioni.
Il risultato è che l’agricoltura italiana e quella europea stanno diventando sempre più dipendenti da innovazioni prodotte da altri, come sta succedendo per la demonizzata industria farmaceutica. Ci auguriamo che, come per altri temi affrontati nel vostro giornale, possiate dare il giusto spazio per affrontare quest’argomento con maggiore serietà e razionalità.
1 aprile 2021
Risponde Stefano Feltri: Grazie per la vostra lettera. Rispondo separando il metodo dal merito.
Metodo: tra gli argomenti a cui stiamo dando attenzione con Domani c’è la questione della trasparenza sul processo decisionale pubblico. E rendicontare l’azione delle lobby è parte fondamentale di quella trasparenza che auspichiamo. E questo vale per tutte le lobby. Come si è visto anche nella vicenda vaccini, la scarsa trasparenza a livello europeo finisce per essere un danno per tutti.
Merito: sono d’accordo con voi, il principio di precauzione seguito a livello europeo su varie questioni, come quella degli ogm, non è scientifico ma asseconda paure privi di riscontri. Personalmente non ho nulla contro gli ogm, ma neanche concedo credito a prescindere alle aziende che hanno interessi nel settore. e non mi sfugge il potenziale dell’editing genomico per risolvere molti problemi, anche di scarsità nella produzione alimentare in varie zone del mondo. Detto questo, un’altra lezione della pandemia è che la comunità scientifica deve imparare a spiegarsi in modo chiaro ed efficace per convincere e rassicurare, invece che chiedere atti di fede o sottomissioni al principio di autorità (metodo Burioni, per intenderci).