Poter utilizzare le tecnologie di evoluzione assistita (TEA) per aumentare la precisione e la rapidità del miglioramento genetico delle piante agrarie, indispensabile per garantire la produttività, la sostenibilità e la resilienza dell’agricoltura europea.
Con questo obiettivo la Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA) e la Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV), a cui la SIGA aderisce, hanno elaborato una proposta di modifica dell’allegato IB della Direttiva 2001/18/CE che definisce le tecniche di modificazione genetica che implicano l’esclusione degli organismi dal campo di applicazione della direttiva stessa.
“Ciò è particolarmente importante – spiegano le due associazioni – se si considera che in molti altri Paesi queste tecnologie sono già liberamente applicabili, e la competitività dell’agricoltura europea rischia di essere fortemente ridotta nel prossimo futuro. Le potenzialità e la sostanziale mancanza di rischi delle nuove tecnologie sono state riconosciute dall’EFSA e dal Gruppo di Chief Scientific Advisors della Commissione Europea. Da tempo, praticamente tutte le accademie e società scientifiche dell’UE sottolineano la necessità strategica di una revisione della direttiva, che presenta un impianto assai rigido a fronte degli sviluppi scientifici e tecnologici, e che una possibilità per evitare un iter complesso e dall’esito incerto sarebbe quella di estendere le esenzioni indicate nell’Allegato IB”.
“Tale urgenza – proseguono ancora – è più evidente da quando la sentenza della Corte Europea di Giustizia C-528/16 del 25 luglio 2018 ha stabilito che tutte le nuove tecnologie di modificazione genetica sviluppate dopo l’emanazione della Direttiva ricadono sotto la Direttiva stessa. La sentenza ha reso, di fatto impossibile, il loro utilizzo nell’agricoltura europea, nonostante l’elevato livello di precisione delle nuove tecniche rispetto sia agli incroci tradizionali sia alle tecniche di mutagenesi fisica e chimica, le quali sono escluse dall’applicazione delle Direttiva, come specificamente indicato nell’Allegato IB”.
La logica alla base delle modifiche è che all’interno di una stessa specie, o di specie con essa interfeconde, selvatiche o coltivate, esiste una vasta biodiversità genetica che è stata per millenni sfruttata per selezionare (sin dai tempi della domesticazione delle piante) o per introdurre mediante incroci (da circa un secolo fa) geni utili. Questi processi sono tuttavia lunghi, costosi e non di rado imprecisi. Utilizzando TEA l’obiettivo si può raggiungere con maggior precisione e rapidità, e costi inferiori. La modifica proposta consiste quindi nell’inserimento nell’allegato IB dei seguenti tre tipi di modificazione genetica, in aggiunta ai due attualmente presenti: l’inattivazione mirata di geni; la sostituzione di una singola base; la riproduzione esatta di sequenze di DNA presenti in altre varietà della stessa specie o di specie interfeconde.
Fonte: agricultura.it. – Vai al LINK